domenica 21 giugno 2015

“Solo l’Amore risana”


 
Ognuno di noi si trova a vivere quotidianamente con i propri familiari e ad avere scontri, non sopportare le offese, stare più lontani possibile; ecco che in tutto questo ci viene in aiuto Gesù, la sua testimonianza di vita, la sua offerta totale sulla Croce. Il suo silenzio nei confronti dei suoi carnefici ci fa comprendere quanto grande sia il suo amore.
“Amare” non significa rinunciare e soffrire ma sentirsi liberi, spogliarsi dai carichi che ci portiamo sulle spalle: ansie, paure, ferite e angosce.
L’Amore ti apre alle sorprese. L’amore è sempre una sorpresa perché presuppone un dialogo a due. Tra chi ama e chi è amato. Dio ci sorprende. Lasciamoci sorprendere da Lui. Non abbiamo paura delle sorprese che ci scuotono, che ci mettono in crisi, ma ci mettono in cammino.
Il vero amore ti spinge a spendere la vita anche a costo di rimanere a mani vuote.
(Papa Francesco)
 
Come sarebbe bello, poter incarnare dentro di sé il linguaggio dell’amore:
Donarsi – Sorprendersi – Accogliere.
 
Accettare le croci quotidiane che il Signore ci mette dinanzi ci fa essere, se noi lo vogliamo,  “schiavi” di Gesù come ci ricorda San Paolo nelle sue lettere:
 
“Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; anche se puoi diventare libero, approfitta piuttosto della tua condizione! Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore è un uomo libero, a servizio del Signore! Allo stesso modo chi è stato chiamato da libero è schiavo di Cristo. Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini! Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando è stato chiamato.” (1Cor 7,21-24)
Tutte le ferite che ci portiamo dentro sono frutto delle nostre esperienze di vita e molte sono causate dai nostri stessi familiari.
Quanti fardelli, preoccupazioni, ansie, paure, dolori! Ogni famiglia è paragonabile a un cuore ferito dal quale escono gocce di sangue. Ogni goccia è una sofferenza che proviene da quel luogo chiamato “Vita”. E’ vero tutto parte dalla nostra famiglia: le prime nozioni, le prime ferite si ricevono in famiglia, è lì che nasce e inizia la nostra esistenza.
Molto spesso ci si fa “schiavi degli uomini”, ricercando negli altri quello che non si è avuto all’interno della propria famiglia.
Una schiavitù che rischia di divenire “omicida” – “suicida”, perché si rischia di non permettere all’altro di vivere la propria vita, arrivando a soffocarlo e persino ad “ucciderlo”. Per raggiungere i propri scopi si diventa “uccisori di se stessi” nel momento in cui l’altro/a ti comincia a dire “NO”.
 
Per questo è importante divenire schiavi di Gesù, lasciandosi amare da Lui e facendosi purificare da tutti quegli affetti malati e disordinati.
Per arrivare a questo, bisogna vivere nello spirito dell’abbandono totale in Dio e lasciarlo lavorare senza ostacolarlo con paletti derivanti dal mondo.
Ripetere spesso la frase: “ Gesù, sia fatta la tua Volontà, Pensaci Tu!”.
 
Gesù ci richiede un grande sforzo se vogliamo essere suoi apostoli e volerlo seguire, cominciare ad usare il grande dono che Lui ci ha fatto: “La Misericordia”
 
Essere un buon cristiano significa morire a se stessi e far dimorare dentro il proprio cuore Cristo Gesù, cercando di amare i poveri della nostra famiglia: marito, moglie, figlio/a, madre, padre, zii/zie… Vivere da Cireneo nella propria famiglia significa: “ Sforzarsi nel piccolo di generare amore, attraverso un po’ di silenzio, avendo la pazienza di ascoltarsi, accogliendosi e rimproverandosi nella carità.”
Molte volte è meglio nascondere quei piccoli torti subiti senza dire nulla e al momento opportuno scoprirsi generosi d’amore e senza rimproverarsi di nulla.