mercoledì 30 dicembre 2015

“STOP E FERMATI!”


Carissimi Amici,
dopo molti mesi ritorniamo a riscrivere su questo Blog, dove ha visto la risposta di molti amici che si erano interessati a leggere e seguire le varie meditazioni che venivano pubblicate.
Dal prossimo anno, vi promettiamo, che cercheremo di pubblicare periodicamente delle meditazioni in questo Blog.
Vogliamo ricominciare proprio ora quando sta per concludersi questo anno e dare speranza e forza  per il nuovo che sta per iniziare.
Voglio condividere una mia riflessione con voi  su un tema che credo che sia di grande aiuto per ciascuno di noi: “L’Esame di Coscienza”.
Sarebbe bello, poter trovare una mezz’ora in questi ultimi due giorni che ci accompagnano alla fine di questo anno solare dove poter riflettere sulle cose belle che ci sono accadute e sugli sbagli che abbiamo commesso.
Cerchiamo di prendere proprio carta e penna e scrivere, cosi da prenderne consapevolezza di ciò che abbiamo vissuto.
Sia un momento importante dove veramente rivedi tutto alla luce del Signore.
Per questo voglio darti un piccolissimo suggerimento e un modo pratico per ottenere un buon Esame di Coscienza:
-         Innanzitutto trova un luogo silenzioso e invoca lo Spirito Santo che sia una preghiera libera  e spontanea chiedendo d’illuminarti su come tu abbia vissuto questo anno.
-         Poi, prendi la Bibbia e leggi Mt 25,35-44
 
Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato". Anch'essi allora risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?". Allora egli risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me". E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna".
 
 
Non soffermarti sull' aspetto materiale dei termini che trovi scritto nel Vangelo, ma vai al suo significato più profondo e lega ogni opera di misericordia alla tua vita domandandoti: “ Ogni volta che ho avuto modo di vivere una di queste opere come mi sono comportato?”
-        

 

Dopo aver scritto tutte le cose negative e positive che ha rivisto alla Luce del Vangelo, ora passa alla Preghiera di Lode e di Ringraziamento al Signore per tutti i benefici che ti ha concesso, elencando anche tutte le cose belle che ti sono capitate in questo anno.
-         Fissati degli obiettivi per il prossimo anno, che siano fattibili e raggiungibili.
-         Come conclusione di questo momento fai un’ Atto di Consacrazione a Gesù per le mani di Maria, ti suggerisco una preghiera a cui la nostra Famiglia “Luce della Vita” è molto legata:
 
 
Atto di Consacrazione a Gesù per mezzo di Maria
Consapevole della mia vocazione cristiana,
io rinnovo oggi nelle tue mani, o Maria,
gli impegni del mio Battesimo.
Rinuncio a Satana,
alle sue seduzioni, alle sue opere,
e mi consacro a Gesù Cristo
per portare con Lui la mia croce
nella fedeltà di ogni giorno alla volontà del Padre.
Alla presenza di tutta la Chiesa
ti riconosco per mia Madre e Sovrana.
A te offro e consacro la mia persona,
la mia vita e il valore delle mie buone opere,
passate presenti e future.
Disponi di me e di quanto mi appartiene
alla maggior gloria di Dio,
nel tempo e nell'eternità.
                     (San Luigi Grignion de Montfort)

Il mio augurio che questo esame di Coscienza possa farti mettere in discussione e  ripartire alla grande per il prossimo anno. Ti assicuro la mia e la nostra preghiera e non esitare a contattarci per lasciarci una tua opinione o una tua richiesta.
 
“Ama, fatti Amare e fatti Santo!”
 

domenica 21 giugno 2015

“Solo l’Amore risana”


 
Ognuno di noi si trova a vivere quotidianamente con i propri familiari e ad avere scontri, non sopportare le offese, stare più lontani possibile; ecco che in tutto questo ci viene in aiuto Gesù, la sua testimonianza di vita, la sua offerta totale sulla Croce. Il suo silenzio nei confronti dei suoi carnefici ci fa comprendere quanto grande sia il suo amore.
“Amare” non significa rinunciare e soffrire ma sentirsi liberi, spogliarsi dai carichi che ci portiamo sulle spalle: ansie, paure, ferite e angosce.
L’Amore ti apre alle sorprese. L’amore è sempre una sorpresa perché presuppone un dialogo a due. Tra chi ama e chi è amato. Dio ci sorprende. Lasciamoci sorprendere da Lui. Non abbiamo paura delle sorprese che ci scuotono, che ci mettono in crisi, ma ci mettono in cammino.
Il vero amore ti spinge a spendere la vita anche a costo di rimanere a mani vuote.
(Papa Francesco)
 
Come sarebbe bello, poter incarnare dentro di sé il linguaggio dell’amore:
Donarsi – Sorprendersi – Accogliere.
 
Accettare le croci quotidiane che il Signore ci mette dinanzi ci fa essere, se noi lo vogliamo,  “schiavi” di Gesù come ci ricorda San Paolo nelle sue lettere:
 
“Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; anche se puoi diventare libero, approfitta piuttosto della tua condizione! Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore è un uomo libero, a servizio del Signore! Allo stesso modo chi è stato chiamato da libero è schiavo di Cristo. Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini! Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando è stato chiamato.” (1Cor 7,21-24)
Tutte le ferite che ci portiamo dentro sono frutto delle nostre esperienze di vita e molte sono causate dai nostri stessi familiari.
Quanti fardelli, preoccupazioni, ansie, paure, dolori! Ogni famiglia è paragonabile a un cuore ferito dal quale escono gocce di sangue. Ogni goccia è una sofferenza che proviene da quel luogo chiamato “Vita”. E’ vero tutto parte dalla nostra famiglia: le prime nozioni, le prime ferite si ricevono in famiglia, è lì che nasce e inizia la nostra esistenza.
Molto spesso ci si fa “schiavi degli uomini”, ricercando negli altri quello che non si è avuto all’interno della propria famiglia.
Una schiavitù che rischia di divenire “omicida” – “suicida”, perché si rischia di non permettere all’altro di vivere la propria vita, arrivando a soffocarlo e persino ad “ucciderlo”. Per raggiungere i propri scopi si diventa “uccisori di se stessi” nel momento in cui l’altro/a ti comincia a dire “NO”.
 
Per questo è importante divenire schiavi di Gesù, lasciandosi amare da Lui e facendosi purificare da tutti quegli affetti malati e disordinati.
Per arrivare a questo, bisogna vivere nello spirito dell’abbandono totale in Dio e lasciarlo lavorare senza ostacolarlo con paletti derivanti dal mondo.
Ripetere spesso la frase: “ Gesù, sia fatta la tua Volontà, Pensaci Tu!”.
 
Gesù ci richiede un grande sforzo se vogliamo essere suoi apostoli e volerlo seguire, cominciare ad usare il grande dono che Lui ci ha fatto: “La Misericordia”
 
Essere un buon cristiano significa morire a se stessi e far dimorare dentro il proprio cuore Cristo Gesù, cercando di amare i poveri della nostra famiglia: marito, moglie, figlio/a, madre, padre, zii/zie… Vivere da Cireneo nella propria famiglia significa: “ Sforzarsi nel piccolo di generare amore, attraverso un po’ di silenzio, avendo la pazienza di ascoltarsi, accogliendosi e rimproverandosi nella carità.”
Molte volte è meglio nascondere quei piccoli torti subiti senza dire nulla e al momento opportuno scoprirsi generosi d’amore e senza rimproverarsi di nulla.

mercoledì 29 aprile 2015

"Ho sete di Te!"


“Ho sete di gente che mi ama e dona la sua vita per Me. Ho sete di gente che venga al mio tabernacolo e mi confida tutte le sue preoccupazioni.

Ho sete di te, della tua vita e delle tue miserie. Guardo con gli occhi pieno di sofferenza questo mondo ricoperto dalla rabbia del peccato e dove Satana sta distruggendo ogni cosa, ho bisogno di anime che si donano completamente a Me e mi diano le loro vite come vittime per la salvezza dei peccatori!

Ho sete e fame di Te!

Ho sete e fame di ogni singolo mio figlio che nel gridare si rivolge a Me.

Ho sete di Te!”

 

venerdì 24 aprile 2015

"Siamo Figli di un Re"


Essere Cristiani non significa “impossessarsi” del nominativo di Cristo e pretendere da Dio tutto e subito.

Essere Cristiani  significa vivere il Vangelo, innamorarsi di esso, farsi tutt’Uno con quelle parole straordinarie che arrivano nella profondità del nostro cuore.

Solo quando ci si vive sulla propria pelle  le frasi evangeliche possiamo affermare di comprendere appieno Nostro Signore Gesù Cristo.

Portare la Croce, vivere con i propri sentimenti, le proprie paure e le proprie emozioni significa accettare di camminare con il Signore negll’Inferi della propria vita.

Prendere consapevolezza dei propri sbagli che si sono commessi nella vita non ci deve portare ad autoaccusarci a vita,ma bisogna riconciliarsi e fare pace scoprendo il vero valore che si danno alle cose.

Non possiamo continuare a farci condizionare da quelle ombre che portano continuamente scompiglio  dentro di noi, cominciamo a fare pace con essi guardandoli e affrontandoli senza paura, non ci si può continuare a stare sottomessi ai propri “mostri” perché corrodono la nostra vita e ci bloccano impedendoci di essere liberi di amare e vivere soprattutto.

Se veramente ci si vuole essere cristiani, allora comincia a prendere una frase del Vangelo del giorno e cercala di vivere nella quotidianietà e vedrai dei soprendenti miracoli.

Lasciati coinvolgere dall’Amore vero e rinuncia ad ogni tua maschera o scusa che ti sei creata sforzandoti di essere un figlio di Re.

Si hai letto bene, noi cristiani siamo figli di un Re morto sulla Croce e risuscitato il terzo giorno.

Non facciamoci fregare dal demonio ma siamo persone capace di vivere da Cristiani.

 

“Ama, fatti amare e fatti Santo!”

domenica 19 aprile 2015

"Il vero Amore nasce quando si è Umili"


 Uno dei doni più belli che possiamo vivere è desiderare è l’Umiltà.

Oggi il mondo è pervaso dall’orgoglio e dalla vanagloria, dallo scavalcare gli altri, sentirsi più capaci.

Una domanda che nasce spontanea è: “ Ma dopo aver raggiunto le alte vette della visibilità cosa avrai concluso?”

La risposta del mondo: “ La soddisfazione di aver dimostrato quanto valgo!”.

Come sarebbe bello che la nostra vita sarebbe vissuta nella semplicità, nel cominciare ad amare le piccole cose.

Fare il proprio quotidiano in modo straordinario.

Se si cominciasse ad apprezzare le piccole cose ed amarle allora ecco che la “dipendenza dell’altro” non esisterebbe più e ameresti anche più testesso.

 

Il vero amore nasce quando si è Umili.

 

Se il mondo scoprirebbe la parola “Umiltà” sarebbe un mondo santo. Solo che è pervaso dal male e si fa fatica a sacrificarsi per l’Umiltà.

Una domanda può nascere spontanea: “ Ma a che scopo essere umili? Perché dovrei sottomettermi?”

L’umiltà è vista sempre come segno di sottomissione ed è riservato a persone che stanno agli angoli delle strade.

Invece questo tipo di virtù è segno totale apertura del cuore e amore verso il proprio prossimo.

Amare e dire all’altro che ci sei con tutte le tue miserie e mancanze.

Fatti amore è dire che accogli l’altro per così com’è.

Farti Santo è vivere nell’umiltà,amando Dio nel prossimo sporcando le tue mani di carità, cercando di alleviare le piaghe di N. S. Gesù Cristo sena continuare a crocifiggerlo con i tuoi e nostri peccati ma compiendo atti di vero amore.
 

sabato 11 aprile 2015

"TU VALI MOLTO DI PIU'"


Dentro ciascuno di noi portiamo conservato un meraviglioso tesoro che nessuno mai potrà mai toglierci, questo tesoro si chiama: “ Sentimenti, Emozioni, Passioni, Pensieri ”.

Se per un attimo ci soffermiamo sulla nostra esistenza comprenderemo che siamo pieni di doni, solo che noi sprechiamo questo “tesoro” soffocandolo con cose negative.

E’ vero che la vita a ciascuno di noi ci ha riservato cose belle e cose spiacevoli, ma il “malato” che noi portiamo ancora dentro, cioè quelle sofferenze che abbiamo vissuto le abbiamo fatto diventare i nostri “angoli preferiti” dove molto spesso ci andiamo a rifugiare facendoci fare compagnia dai nostri avverbi “killer”: “ è SEMPRE stato così, non è MAI la volta buona, TUTTO mi va storto…” ecco che queste affermazioni ci demoralizzano e ci distruggono facendoci divenire succubi dei nostri “mostriciattoli” che portiamo dentro di noi.

Quando mi vengono questi momenti bui, in cui mi rendo conto che la tristezza è dietro l’angolo faccio accendere un allarme che mi ricorda una frase della Genesi che dice: “ Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza”.

Allora mi fermo, e penso a tutti quei momenti belli che sono passati nella mia vita specialmente mi ripeto che Dio quando mi ha creato mi ha donato tanti sentimenti, emozioni, passioni e pensieri positivi ad esempio frasi che ricorrono nel vocabolario di Dio sono:

 

“Ti ho scritto sul palmo della mia mano” (Is 49)

“Ti ho amato di amore eterno” (Ger 31)

 

Potrei andare all’infinito nello scrivere tutte quelle dichiarazioni d’amore che Dio fa all’uomo, la Bibbia è la “lettera d’amore” che il Signore ha voluto inviare al suo popolo.

Per questo ogni volta che la tua vita è presa da cose negative, chiuditi nella tua stanza, invoca lo Spirito Santo e leggi le Sacre Scritture affinché possano esserti di forza e di aiuto nelle tue necessità.

Non smarrirti dietro ad idoli ingannevoli: impurità, vanagloria, pigrizia, accidia, sensi di colpa, non perdono…

Ma armati dell’armatura di Dio, scopri i doni meravigliosi che porti custodito dentro di te e fatti avvolgere da questo abbraccio benedicente di un padre che perdona sempre senza mai stancarsi.

Tu non sei quello che le tue emozioni negative ti fanno credere di essere, ma prendi consapevolezza dei tuoi limiti e rafforza i tuoi punti di forza quelli che ti sono stati dati e pensati prima che tu nascessi.

Se fai fatica a vederli, fatti aiutare a scoprirli e ti meraviglierai di quanti talenti Dio ti ha dato e ricorda che solo tu ne sei il responsabile a cui il Signore alla fine chiederà conto di come l’hai sfruttati.

 

Quindi basta piangersi addosso e farsi prendere da questi “mostri”.
 
TU VALI MOLTO DI PIU'!!
 
 
"Ama, fatti Amare e fatti Santo!"





Buona Festa della Divina Misericordia

Ricordiamo che in questo giorno la Chiesa concede l'Indulgenza plenaria alle consuete condizioni:

 (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice) al fedele che nella Domenica seconda di Pasqua, ovvero della "Divina Misericordia", in qualunque chiesa o oratorio, con l'animo totalmente distaccato dall'affetto verso qualunque peccato, anche veniale, partecipi a pratiche di pietà svolte in onore della Divina Misericordia, o almeno reciti, alla presenza del SS.mo Sacramento dell'Eucaristia, pubblicamente esposto o custodito nel tabernacolo, il Padre Nostro e il Credo, con l'aggiunta di una pia invocazione al Signore Gesù Misericordioso (p.e. «Gesù Misericordioso, confido in Te»). 







venerdì 10 aprile 2015

La “Luce del Mio Amore”.


“ O Anima mia Cara,
mi vedi tutto piagato e flagellato, ricoperto di ferite e sporco di sangue, avendo sulla testa una corona di spine e portando un pesante  legno sulle spalle.
Mi sento così solo e indesiderato, il “Non Amato”, ogni volta che entro nel cuore di un uomo vengo subito rigettato, perché il suo pensiero corre per le vie del mondo ferendosi il cuore e provando dei piacere momentanei.
 
O Anima mia cara, sento il bisogno di entrare nei cuori di quelle persone che si trovano sulla strada della perdizione, impastando la loro vita con i peccati del mondo, voglio entrare proprio in quei cuori portando luce e speranza, ma purtroppo non ci sono anime pronte per portarmi da loro.
Questi miei figli sono così abbandonati che non hanno nessuno a cui rivolgersi.
Quante volte piangono nel buio della notte, non avendo un posto caldo per dormire, un piatto per riempire lo stomaco, una parola di conforto o di consolazione. Oh! Come mi addolora il cuore pensare che non c’è nessuno che si prenda cura di loro, ci sono tante comunità e associazioni che si sono dimenticati il carisma dei loro fondatori e si sono ridotti a fare semplice volontariato mettendo poco amore o vedendolo come obbligo lavorativo quello che fanno.
Ho bisogno di anime che si spendono fino all’ultimo per gli altri, ho bisogno di anime che emanano la “Luce del Mio Amore”. Quanto buio e sofferenza avversa nel mondo ed io rimando rifiutato dagli uomini.

Anima mia, non aver paura di aprire il tuo cuore a me, di farmi entrare e fare prodigi dentro di te. Amami per così come sei, ho bisogno di un cuore semplice e umile che mi dica.“Gesù, vieni in me!”.
Ho bisogno solo che tu hai fiducia in me e apri il tuo cuore con le tue miserie alla mia Misericordia.
Non preoccuparti del resto, ci sono Io che ti condurrò su placide acque e ti farò andare per vie che tu neanche immagini.

Fidati del mio Amore!”

sabato 21 febbraio 2015

5 VERBI DELLA CARITA'

Stavo riflettendo su un espressione che usiamo molto spesso nella nostra vita quotidiana, ed è questa: "Uh, come mi dispiace...!Ti  sono vicino con la preghiera!".
Quest'affermazione la si usa spesso, quando dall'altra parte vediamo un fratello, amico sofferente ma è come rimanessimo impassibili alla sua richiesta di aiuto, freddi e insipidi.
Ci si è capaci d'indossare la maschera dell' amore ipocrita, ops, chiedo scusa forse starò offendendo qualcuno dicendo questo, perché mi potresti rispondere: " Scusa, ma io sono rovinato per i fatti miei, la mia vita già è piena d'impegni e problematiche varie quindi sono bloccato non posso aiutarlo, ma però prego per lui."
Questo non ci giustifica affatto, perché anche nella preghiera personale si è diventati oramai ipocriti, lasciando poco spazio al nostro dialogo con Gesù e riempiendolo di richieste, forse delle volte anche inutili.
La nostra preghiera diviene ricoperta da  miriadi di distrazioni e delle volte ci fa anche delle orazioni molto frettolose proprio per lavarsene la coscienza.
Ma mi domando e mi chiedo: " Ma è così che io mi relaziono con un amico, un genitore?".
Non sono uno che vuole insegnarti a pregare, ma a farti prendere consapevolezza del proprio modo di pregare che deve divenire un rapporto d'intimità e personale con il Signore.
Allora, si che la tua affermazione di prima prende un altro senso, ma lo stesso non sei giustificato dal non essere di aiuto ad un fratello che ti richiedo una mano.
Tante volte ci si ha paura di sporcarsi le mani e di mettersi in gioco, quindi basta delle semplici telefonate o un messaggio e tutto si risolve.
Invece stare accanto ad un fratello in difficoltà significa mettere in atto i 5 VERBI DELLA CARITA':

CERCARLO

Questo verbo, non sta a significare  che noi dobbiamo essere delle "persone ossessive" o dei "maniaci" che inseguono e cercano l'altro.
Il termine CERCARE, ci deve far comprendere che noi dobbiamo sentire la necessità di andare verso l'altro, standogli vicino certe volte anche con il nostro silenzio e amore.

ASCOLTARLO

Ci capita molto spesso, d' incontrare amici "paranoici" oppure che parlano come delle "mitragliette" e non la finiscono più e arriviamo al punto che dobbiamo inventarci mille scuse per stopparli e allontanarli e poi la prossima volta quando li vediamo o ci chiamano facciamo finta di nulla.
Ma ci rendiamo conto che forse lo fanno perché, a casa,  non hanno nessuno con cui sfocarsi oppure abbiamo degli amici molto solitari, silenziosi che forse sono di carattere così, vogliono essere riservati ma questo non ci giustifica nel non sentire di ascoltare le loro necessità più profonde che sono molto più sofferenti e che gridano aiuto.

ACCOGLIERLO

Accogliere l'altro, significa rinunciare a se stessi cioè mettere  da parte i propri "capricci" e le proprie "pigrizie" per far spazio al dolore dell'altro, ma soprattutto alla sua persona e dignità di uomo/donna che sia.

AMARLO

Quanta gente oggi soffre perché ha perso la SPERANZA nel prossimo, si sente sfiduciato nei confronti della sua vita, non conoscendo più la parola "amore".. Quanta "SOLITUDINE DI AMORE" esiste, una voragine che potrebbe essere colmata attraverso ciascuno di noi, con le nostre azioni sane, la nostra preghiera e dei piccoli digiuni... Diveniamo dei "Cirenei della Speranza" non ci facciamo sommergere dalla pigrizia e dall'ozio che sono figli del demonio...SPORCHIAMOCI LE MANI DI CARITÀ E UMILTÀ. 
RESTARE

Quante volte capita di trovare delle persone che ti creano dei muri dinanzi a te e tu non sai come fare, non sai come poter oltrepassare quel muro e poter aiutare quel fratello/sorella in difficoltà. Ogni volta che ti credi di aver fatto un passo in avanti, poi dopo ti rendi conto che non è valso a nulla. Allora ti rendi conto che l'unico mezzo necessario per sfondare quei muri sono la preghiera e l'amore ma soprattutto il silenzio e l'accoglienza del dolore dell'altro/a. Senza imporsi come uno che sà, e si sente superiore a lui ma mettersi nell'atteggiamento di umiltà e soprattutto mettersi al suo stesso livello....Oggi nel mondo c'è bisogno di tanta umiltà e invece l'orgoglio e la superbia invadano il nostro cuore...
Quindi non possiamo continuare ad avere un "amore insipido", di belle facce come dei santarellini e poi rimaniamo estranei alle vicende degli altri.
Vivere con Gesù significa mettersi in gioco, scoprendosi "Cirenei di Speranza".

Buon Cammino di Quaresima Amici,

"Ama, Fatti Amare e Fatti Santo!"

Credo in Dio!


Il 20 aprile del 1999 si compì una delle più grandi stragi contemporanee. Due giovani studenti entrarono in una scuola superiore degli Stati Uniti dove uccisero 13 persone, ne ferirono 24 e poi si suicidarono. Fra le vittime una giovane studentessa di nome Cassie.

 A scuola vorrei testimoniare la mia fede… Morirò per il mio Dio. Morirò per la mia fede. Questo è il minimo che potrei fare per Cristo che è morto per me“. Dal diario di Cassie, 1998.

 

Alla nascita di Cassie,  il 6 novembre  del 1981, a Denver/Colorado, la felicità della giovane coppia Bernall era completa. Il papà Brad racconta: “Ero innamorato  della mia figliola e di mia moglie”.  Insieme al fratello più piccolo, Cas­sie trascorse un ‘infanzia felice, semplice, come in una qualsiasi altra famiglia media americana. Ma la gaia e vivace bambina di­venne poi una giovane chiusa e scontrosa! Aveva trovato degli amici che non piacevano ai suoi genitori, perché avevano allon­ tanato Cassie dalla sua famiglia, rendendola fredda e sempre meno affabile.

 

Un giorno, nel dicembre del 1996, Cassie aveva appena compiuto quindici anni, quando sua madre, cercando una Bibbia per giovani nella stanza della ragazza, trovò un pacco di lettere che la scossero profondamente e fecero drammaticamente precipitare la vita della famiglia.

La donna racconta: “Una  let­tera indirizzata a Cassie dalla sua amica del cuore iniziava con alcune righe di versi irripetibili  sul sesso e di pettegolezzi sulla scuola e invitava Cassie: ‘Mi aiuti ad uccidere la nostra  professoressa?  Ha telefonato  ai miei genitori  e ha parlato dei miei voti insufficienti’. La lettera finiva con disegni di coltelli e denti di vampiri,con funghi (simbolo di droghe che modificano la cognizione e creano uno stato di schizofrenia, come abbiamo saputo dopo) e con uno scarabocchio che rappresentava l’insegnante  in una pozza di sangue, con coltelli da macellaio infilati nel petto.

La maggior parte delle altre let­tere erano simili, scarabocchiate  con formule magiche e versi come:  ‘Fammi  bere il mio sangue. Per sempre brilla la luce della candela attraverso il vuoto della mia anima. Quando il male circonda la mia fiamma, la scintilla della vita si spegne’.

 In un ‘altra lettera, l ‘amica di Cassie descriveva come fosse divertente bere di nascosto alcol distillato, fumare marijuana e mutilarsi. Ella scriveva dell’ avventura  di una compagna di classe che era andata in una ‘chiesa di satana’ o in una setta, dove, per essere ammessi, bisognava bere il sangue di un gatto.

In più lettere, ella consigliava  a Cassie di uccidere noi genitori.  Una di esse finiva  cosi: ‘Uccidi i tuoi genitori! L’assassinio  è la risposta a tutti i tuoi problemi. Fa pagare a questa feccia le tue sofferenze. Un abbraccio, io!’.

La coppia Bernall aveva sì notato che Cassie aveva cambiato tutte le regole della sua vita in fami­glia da quando frequentava Mona ed i suoi amici, da quando ascoltava certa musica che faceva riz­zare i capelli, ma ciò che sua madre lesse in quelle lettere superò ogni immaginazione.

“Brad  ed io eravamo scioccati sul nostro letto, storditi dalla terribile scoperta”.

La signora  Bernall pregava  passeggiando nella sua casa:  “Sapevo che non si trattava semplicemente di affrontare alcuni giovani ribelli, per questo pregavo Dio di proteg­gerci.  Per quanto  possa  sembrare  poco moderno  avevo l’impressione di  essere coinvolta in una lotta spirituale”.

 

I genitori chiesero  consiglio  a P. Dave,  responsabile  de
i giovani.  Vietarono  a Cassie  ogni  contatto  con le sue amiche, tolsero la figlia dal liceo pubbli­co e la mandarono in una Highschool  privata e cristiana.  Alla ragazza fu vietato uscire di casa senza permesso. Sua madre lasciò il lavoro per dedicarsi completamente alla figlia e insieme al marito cominciarono  a controllare  le telefonate di Cassie,  a perquisire  regolarmente la stanza della figlia  e il suo zaino e cercarono  di farle comprendere che era solo per amore. La risposta di Cassie si manifestò con quotidiani scatti d’i­ ra e segni di disperazione.  Spesso percorreva la casa urlando: “Mi uccido, volete vedere? Lo farò, mi conficcherò un coltello nel petto”.

 

In quei momenti la mamma cercava di darle af­fetto, pregava ad alta voce, fin quando la figlia si calmava  per dirle  poi come  anche  il papà: “Ti amiamo, ti vogliamo bene!”.

 

Dopo  la morte  di Cassie  i  genitori  trovarono una sua annotazione del 2 gennaio 1999: “Non riesco a descrivere quanto ho sofferto in­teriormente. Non sapevo  come reagire  e mi sono auto-ferita mi grattavo le mani ed i polsi con una lima metallica fino al sangue”.

 

In questo stato disperato, Cassie fu invitata da Jamie, una compagna di scuola credente, ad un fine settimana di ritiro per giovani. A Jamie una volta aveva confidato: “Attraverso un’amica ho dato la mia anima a satana, non posso più amare Dio”. Ma Dio non aveva tolto il Suo amore a questa sua figlia.

 

Durante una preghiera carismatica crollarono tutti i muri nel cuore di Cassie. Ella riconobbe i suoi errori e si pentì piangendo calde lacrime. Lei stessa definì quell’8 marzo 1997 il suo secondo giorno di nascita. Lentamente si aprì alle attività del gruppo giovanile in parrocchia e prese molto seriamente tutto ciò che aveva a che fare con Gesù. Cominciò a leggere la Bibbia, scoprì il suo amore per la natura, per le passeggiate, per l’alpinismo e per la letteratura. Era tornata a sorridere e alla vita familiare come prima.

Alla fine dell’estate del 1997 chiese ai suoi genitori di poter cambiare scuola per frequentare la “Columbine Highschool”: “Mamma, in una scuola cristiana non c’è bisogno di parlare di Gesù; potrei raggiungere molte più persone frequentando una scuola pubblica”. Una delle sue amiche, più tardi, raccontò: “Cassie non parlava molto di Dio,, ma tutti sapevano che credeva in Lui. Lei era diversa. Non flirtava con i ragazzi e non faceva concorrenza a noi ragazze”. Questo era il suo modo di agire, voleva convincere non con le parole, ma con la sua vita.

 

In un’intervista del 18 aprile 1999, due giorni prima di morire, spiegò come vedeva il suo apostolato: “Penso che la via per annunciare il Regno di Dio consiste semplicemente nell’essere un fedele amico e un buon esempio per i non-credenti e anche per i cristiani; impegnandosi a non vivere in contraddizione, liberandosi da ogni ipocrisia e vivendo soltanto per Gesù”.

Eppure fu una lotta per Cassie riuscire a realizzare i suoi ideali. In una lettera alla sua amica Cassandra, scrisse: “So che devo dare tutto a Cristo, ma è molto difficile. Tutto gira e nulla riesco ad imparare bene. Se riuscisse ad abbandonare il mio orgoglio, forse troverei la pace. Devo essere completamente onesta con me stessa e con Dio, non devo scendere a compromessi – si tratta di Dio – del mio Dio!”.

 

La sua vita era normale come quella di una ragazza di diciassette anni, piena di energia, di interesse per lo sport, di conflitti nei suoi sentimenti e con se stessa, ma nello stesso tempo con un grande amore per Gesù.

Cassie era particolarmente generosa e buona. Regolarmente, accompagnata dai suoi genitori, prestava servizio nel centro della città, presso dei giovani drogati. Per lei significava fare dei sacrifici e rinunciare alle sue comodità. Circa una settimana prima della morte si era confrontata con sua madre su questo tema dicendo: “Mamma, non ho paura della morte, perchè andrò in cielo”.

Poi venne il 20 aprile. Cassie era in biblioteca per studiare come al solito. All’improvviso entrò un’insegnante urlando ai ragazzi di nascondersi sotto i tavoli, perchè due giovani armati erano nel corridoio. Poco dopo, Eric e Dylan, due studenti della Highschool, entrarono in biblioteca e iniziarono a sparare furiosamente emettendo grida di gioia dopo ogni sparo. Urlavano: “Per un momento come questo abbiamo aspettato una vita”.

Le circostanze, soprattutto tutti i dettagli dei dialoghi in biblioteca, forse non si potranno mai ricostruire. Qualsiasi cosa abbiano detto e scritto i giornalisti, Misty Bemall ha riportato nel suo libro le parole di Josh, uno studente che in quel momento si trovava in biblioteca e che è sopravvissuto: “Non ho potuto vedere nulla quando i due sono andati da Cassie, ma ho sentito la sua voce. Ho sentito tutto perché erano vicino a me. Uno di loro le ha do­ mandato se credeva in Dio: lei ha esitato, come se stesse riflettendo su cosa rispondere, e poi ha detto: ‘Sì’!’.

Forse aveva paura, ma la sua voce non ha vibrato. Poi le han­no chiesto perché, ma non le hanno dato il tempo di rispondere. Le hanno sparato”.

Eric e Dylan hanno ucciso altri undici compa­gni di scuola e un insegnante, poi si sono tolti la vita. Come membri di una setta occulta, ave­vano da tempo preparato la strage e apposita­mente scelto la data del 20 aprile, compleanno di Hitler.

In poco tempo la notizia ha fatto il giro del mondo. “Credi in Dio?”: Cassie ha risposto con un sì e ha pagato con la vita. Ma la sua offerta, la sua testimonianza di sangue per Cristo ha aperto per molti la via della fede. Una sua com­pagna di scuola, Jordan, testimonia: “Ora ri­fletto spesso sulla provvisorietà della vita, … trovo che dopo una tale morte, ci si pon­ga la domanda: ‘Che cosa è importante nella vita? ‘ . Vedo anche la mia relazione con mio marito in una luce diversa. Noi adesso cerchiamo di pregare insieme ogni sera”. Anche Josh ha cambiato la sua visione della vita dopo quell’esperienza. “Vivo ancora per il baseball, ma altre cose sono diventa­te più importanti di prima, per esempio la mia famiglia, mio fratello più piccolo ed i miei amici. Da giovane mi sembrava di essere immortale … Ora non la penso più così. Devo usare bene la giornata, perché potrei lasciare questa terra in qualsiasi momento”.

I genitori di Cassie hanno avuto molte oc­casioni per condividere la storia della loro fa­ miglia con giovani e adulti.

 

“A volte erano migliaia gli ascoltatori ai quali abbiamo potuto dare speranza e forza nella fede. Vorremmo ringraziare tutti colo­ro che ci hanno sostenuto e accompagnato, ma soprattutto vorremmo ringraziare Dio, nostro Padre. Egli stesso ha donato Suo Figlio Gesù Cristo. E’ Lui che ci ha dato la forza per sopravvivere alla perdita di nostra figlia”.

Raccontando la loro esperienza, Misty e Brad hanno dato coraggio a quei genitori che si sono trovati in situazioni difficili nell’educare i propri figli. “Se abbiamo imparato qualche cosa dalla breve vita di Cassie, è che nessun giovane, per quanto ribelle, è esposto e abbandonato al suo destino. Con affetto, sacrifici e onestà, con l’amore – che in fondo viene da Dio, ogni figlio può essere guidato e salvato.

 

(http://annalisacolzi.wordpress.com)